Riportiamo qui un estratto da “La messa, la fede, la carne e il sangue. Libertà di culto tra Vescovi e Lutero” del liturgista Andrea Grillo. Questa ne è solo la conclusione, ma alquanto espressiva e suggestiva per una meditazione di questo tempo, nel quale non è generalmente possibile accedere ai sacramenti.

eucaristiaUna Chiesa può soffrire molto per la interruzione forzata della celebrazione della messa. Ma sa che il Signore si offre nel rito comune – per ora impossibile alla comunità – per essere nel cuore di ogni uomo e nella vita del mondo. Con la messa divenuta impossibile non ci è sottratto il Signore che alimenta la nostra fede e il nostro servizio, ma è sospeso il linguaggio più elementare e più potente per dirne l’azione nel mondo e nei cuori. Quello più simile alla brezza leggera con cui Dio fa il suo ingresso nel mondo e nella storia, raddrizzando ciò che è storto e scaldando ciò che è gelido. La libertà di culto, la libertà di esercizio del culto cristiano, può trovare, in questo “vai e vieni” tra il servizio e la liturgia, attraverso la fede, i suoi ritmi, di volta in volta. E non sarà impossibile ritornare a celebrare senza troppi vincoli sanitari, se nel frattempo avremo alimentato la fede bagnando ciò che è arido e piegando ciò che è rigido. Perché la liturgia non solo nutre, ma anche è nutrita. Non solo genera, ma anche è generata. Perché il Signore sta alla porta e bussa non solo “sotto le specie”, ma anche aldiqua delle specie e aldilà delle specie.

“Nondimeno, la liturgia è culmen et fons” (SC 10)