Dove due o tre

Omelia per il saluto alle comunità parrocchiali di San Leopoldo Mandic in Mirano e San Silvestro Papa in Vetrego

10 settembre 2023

Oggi è il giorno del saluto. Così mi sono ritrovato a pensare a questo giorno lo scorso 4 agosto, memoria liturgica di San Giovanni Maria Vianney, patrono dei parroci. Cosa dire in un giorno come questo? Il parroco è una figura istituzionale, certo. Ma è prima di tutto un fratello a cui è chiesto il servizio della guida e dell’accompagnamento di una o più comunità cristiane. Come ho risposto a questa chiamata? Ho fatto tutto quello che potevo? Sono stato mite e umile di cuore? Ho insegnato e comunicato il Mistero della Salvezza?

Quando nella veglia pasquale del 1996 in Cattedrale a Treviso ho intuito la via del sacerdozio come una proposta del Signore per la mia vita, non immaginavo certo tutto quello che ne sarebbe seguito. Gli anni di seminario a Treviso e di tirocinio pastorale nelle parrocchie di Asolo e di Montebelluna sono stati il tempo della mia prima formazione. Poi dall’ordinazione presbiterale nel 2006 è iniziata la seconda formazione vivendo il ministero sacerdotale tra la gente nelle comunità del Duomo di Mirano, di San Vito e Modesto a Spinea e a Salzano come vicario parrocchiale. Infine è iniziato questo ulteriore tempo della mia vita, appunto da parroco. Prima con San Leopoldo qui a Mirano e poi anche con San Silvestro a Vetrego.

Nel frattempo il vescovo Andrea Bruno mi ha inviato come insegnante di religione cattolica presso gli istituti della Cittadella Scolastica, il Levi-Ponti ed il Majorana-Corner. I vescovi Gianfranco Agostino e Michele hanno confermato poi questo mandato. Lavoro e missione insieme che certamente hanno segnato non solo spazi e tempi del ministero pastorale in parrocchia. Quanti giovani ho potuto avvicinare, quanti docenti e personale delle scuole… penso anche ai lutti, anche drammatici patiti in questi anni… sono numerosi e non posso qui menzionarli tutti. Un pensiero particolare ad un giovane e ad un docente che in circostanze molto diverse hanno messo fine alla propria vita e ad altri che l’hanno persa in incidenti stradali, o a quei collaboratori docenti e non mancati per malattia. Infine un ricordo lieto e gravido di prospettive non solo per Mirano: la suggestiva progettualità e ricca storia della Festa di Sguardi, questa manifestazione capace di protendere la Chiesa verso il mondo della scuola tra più di quattromila studenti, che ogni anno vengono raggiunti da un messaggio, un sogno, una riflessione grazie alla partecipazione di tante associazioni e alla collaborazione di docenti e studenti, delle Dirigenti scolastiche che hanno reso possibile questa esperienza… Ma è un’iniziativa che protende anche la Scuola verso la Città e le Associazioni che tante volte sono compartecipi della formazione degli stessi giovani studenti. Quando lo sguardo del fratello incontra quello di un altro fratello si accende la possibilità di un’amicizia, di una nuova storia, di una comunione più larga… è davvero una festa!

Talvolta, in quanto sacerdote-docente ho percepito d’essere stato come un corpo estraneo, altre come una ricchezza aggiunta a scuola, così come assente o culturalmente stimolante presso le parrocchie dove ho vissuto il mio ministero… Ho cercato di affrontare situazioni e persone, compiti ed ispirazioni che di volta in volta mi si affacciavano contando su quella prima chiamata pasquale. Il Risorto mi ha chiamato e Lui mi ha inviato come testimone di speranza, misericordia e consolazione. Ho vissuto la speranza, la misericordia, la consolazione?

La speranza mi ha tenuto tenacemente in piedi, anche quando non capivo, non sentivo, non avevo i mezzi per rispondere ai vari problemi e alle richieste… qui rivolgo un caro ricordo a Davide e Francesco due ragazzi la cui vita è finita prematuramente in circostanze così diverse come la gioia di un’uscita invernale e l’accanirsi di una impietosa malattia.

La misericordia di cui San Leopoldo mi ha tanto raccontato in questi anni è stata la compagna delle mie cadute, dei miei errori, dei miei peccati, che si sono poi riversati nelle relazioni e nelle diverse situazioni. Ho appreso tanto nell’amministrazione del Sacramento della Confessione dai credenti più devoti come da quelli che magari occasionalmente hanno accolto l’invito: “lasciatevi riconciliare con Dio!”.

La consolazione è un’acqua limpida e chiara, fresca e rigenerante che in particolari momenti il Signore mi ha offerto per riprendermi dalla fatica, dalle delusioni, dalla tristezza di passi falsi e scelte inopportune. Un dono di Grazia che non di rado mi è venuto incontro da fratelli e sorelle accanto a me nelle modalità più originali.È il Signore ad aver continuato a donarmi speranza, misericordia e consolazione dal suo Cuore trafitto sulla croce, Cuore vivo e sorgente di vera pace, cui sempre venivo ricondotto specialmente nella celebrazione dell’Eucaristia.

Cari amici della parrocchia di San Silvestro Papa in Vetrego, grazie di aver cercato di accogliermi e di seguirmi in questi sei anni. Dopo la lunga storia vissuta con don Pietro ed il breve periodo con don Artemio, il mio parrocato ha cercato di riconsegnarvi una scuola materna che possa essere solido grembo di una famiglia di famiglie. Un grembo accogliente verso papà e mamme anche da fuori paese, con docenti che collaborano con altre scuole nella rete chiamata Polo Infanzia 06. Tra i tanti permettetemi un grazie sincero a Simone (che se n’è assunto la presidenza) ad Manuela e Rita per l’impegno profuso in questi anni, specialmente nel tempo della pandemia, cercando l’equilibrio efficace per la gestione delle tre scuole del Polo Infanzia 06. Abbiamo anche dato vita alla Sagra intitolata a Sant’Antonio, per il quale la devozione popolare aveva nella storia di Vetrego già eretto un capitello, recentemente restaurato, oltre all’altare a lui dedicato nella nostra chiesa parrocchiale… chiesa che attende cure preziose! Giovani famiglie e tanti volontari anche giovanissimi hanno proposto in questi ultimi due anni alcuni giorni di festa e di aggregazione che speriamo possano essere di promozione della vita comunitaria anche in altre direzioni e per nuovi e promettenti progetti.

Abbiamo sperimentato anche il Grest per due estati consecutive, che ci auguriamo possa riprendere in futuro. Sono segni forti di una nuova primavera per la nostra comunità di periferia. Segni che sono anche un appello, una chiamata, una testimonianza che ci dice: “E’ possibile, forza!”. Nella catechesi e nella pastorale giovanile, così come per i consigli pastorali abbiamo collaborato tra le due parrocchie cercando di entrare in quella prospettiva dettata dal cambiamento d’epoca cui assistiamo tutti… cambiamento del quale essere protagonisti e non solo spettatori. La collocazione al pianterreno della canonica di Vetrego dell’ufficio della rete delle scuole paritarie ci dice anche strutturalmente, che stiamo guardando avanti. Non vogliamo limitarci a restaurare e a conservare, ma spingiamo lo sguardo oltre, verso il futuro, impegnandoci ad immaginarlo insieme alle altre parrocchie e alle altre realtà istituzionali, culturali e sportive del territorio.

Negli otto anni qui a San Leopoldo abbiamo investito molto in questa direzione. Raccogliendo la bella eredità della recente storia parrocchiale (a dicembre ricorrono i 30 anni di consacrazione di questa chiesa), aprendoci a 360 gradi per apprendere e per condividere, per costruire e per rigenerare una vita comunitaria che pare volersi esaurire per molti cristiani nelle esigenze e nelle piccole storie dei singoli, dei gruppi e delle famiglie. La storia del Vangelo è una storia di apertura, di cammino, di relazione, di annuncio. Comunità in uscita è stato il titolo dato alla versione rinnovata del giornalino proposto dalle nostre due parrocchie, che purtroppo ultimamente per ragioni economiche e di organizzazione non abbiamo potuto continuare a realizzare. Dall’Oratorio San Francesco al Campetto San Damiano, dalla Caritas alla Catechesi, dalla Festa di San Leopoldo (felicemente ripresa) ai concerti e alle conferenze e alle varie manifestazioni in collaborazione con le scuole, le associazioni, il comune… – nella liturgia stessa – abbiamo cercato di guardare fuori di noi e di stimolare una partecipazione corale, collaborativa, corresponsabile al destino della Città e non solo della parrocchia… Un programma vasto e bello, forse più un sogno in molti suoi aspetti, ma pur sempre un seme, che, se il Signore vorrà, potrà crescere.

“Ti ho posto come sentinella” scrive Ezechiele. Un parroco è anche questo. Oggi più di ieri deve protendersi… pro-tendersi. Non è il capo che governa, non da solo almeno, perché appunto deve mettersi in ascolto. Ma è oggi più che mai un missionario, un apripista, servo del sacerdozio comune. La comunità cristiana, la Chiesa è fatta di fratelli e sorelle corresponsabili, che insieme portano la barca al largo… Duc in altum! Ci esortava San Giovanni Paolo II dopo il Grande Giubileo sul finire della sua vita. Anche per questo abbiamo proposto insieme a Daniela, Franco e don Mario la serie di lectio Tornare Discepoli, che, pur seguite da pochissimi partecipanti, sono state un segno della chiamata di Dio di ripartire dalla Parola per alzare lo sguardo e scrutare il sentiero alla luce della sua volontà, accompagnati dal suo Spirito, per non rischiare di fare progetti nostri, cose nostre… o peggio cosa nostra! Così anche la proposta 7 Pagine di vita nella Collaborazione Pastorale ci ha posti innanzi la luce della Parola di Dio dentro all’esistenza singolare di altri uomini e donne come noi parte della Chiesa, protagonisti nella storia del mondo in forza di questa appartenenza. La Chiesa non è cosa mia o tua, guai alla tentazione del possesso esclusivo, in ogni relazione è un’ombra di morte, certamente anche nella Chiesa, nella parrocchia questo germe di peccato deve essere combattuto. Ci si può sentire a casa, sì, ma rimane la casa di tutti e per tutti, tutti di essa responsabili e rispettosi.

“Non indurite il cuore” ci avverte il Salmista. Il cuore duro non ascolta, non corrisponde, ma piuttosto reagisce e risponde male, appunto tende a possedere, ad escludere, a fare parti. Abbiamo bisogno di comunità dal cuore tenero, che sappiano accogliere ed amare tante persone che vengono da altrove, che sappiano legare, fare alleanza con altri, anche non credenti, fare unità. La Chiesa è oggi chiamata da papa Francesco ad essere ponte, ospedale da campo, oasi di pace. Penso a quanto il Cesvitem, Libera, Emergency, My Rigeneration, Lega Ambiente e quanti altri ci hanno in questi anni insegnato a guardare lontano cominciando a prenderci a cuore chi ci è più vicino, insieme a chi ci è vicino.

“Non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole / pienezza della Legge infatti è la carità.” Così scrive San Paolo. Ecco torna la carità, l’amore ad essere per noi sempre la bussola d’ogni scelta, d’ogni gesto. Nel corso di questi anni da parroco ho cercato trasparenza e correttezza nei conti, magari a costo di perderci qualcosa, di non riuscire a fare qualcosa d’altro. Ma non possiamo noi cristiani per primi essere testimoni di giustizia e di verità se non siamo nella legalità e nell’onestà. Certe compiacenze e leggerezze del passato sono ormai superate per sempre, devono esserlo, se non vogliamo peccare, se non vogliamo scandalizzare, se vogliamo essere autentici testimoni del Signore Gesù, il Giusto. La carità cristiana è anche legalità e trasparenza, onestà e puntualità nell’amministrazione. Io non sono un grande esperto in questo, ma ho cercato di farmi consigliare e di esortare in questo senso chi mi ha tanto amorevolmente e appassionatamente aiutato. E qui permettetemi di ricordare una persona preziosissima per l’inizio del mio ministero di pastore, Sergio Amormino. Un fratello e padre, un laico credente, umile e astuto, caro e gentilissimo fino all’umiliazione nei miei confronti… Il Signore ti riempia della sua gioia, caro Sergio!

Non dimentico qui anche Maria Pia Mioli e Gilberto Bellò, che in parrocchia e nel quartiere sono stati molto importanti per il mio servizio.

Concludo con le parole di Gesù ai discepoli, a noi tutti: “dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro.” Il momento centrale di ogni settimana per me è sempre stato l’Eucaristia nel Giorno del Signore. La Domenica è quel battito del cuore che spinge la circolazione dell’amore in tutto il corpo… Abbiamo tenuto, nonostante il Covid, ma la paurosa diaspora dei battezzati dall’Eucaristia non può lasciarci indifferenti. Dobbiamo tornare attorno alla Mensa della Parola e del Pane di vita. Tornare a pregare insieme il Padre nostro. Ricordo il bel pellegrinaggio a Roma per il Giubileo della Misericordia o la visita dei Vescovi nelle nostre due comunità di San Silvestro e di San Leopoldo, ricordo il cammino da Vetrego al capitello di via Porara Gidoni, la riuscita Via Crucis al parco presso l’autostrada o le esperienze domenicali con le famiglie della catechesi, ed il gruppo Vivere Insieme – tentativo di accostare coppie e famiglie che non sempre e non subito hanno seguito le tappe tradizionali della fede nel loro impegno reciproco – ricordo i mini-camp con i giovani animatori del Grest a fine estate a Loreto come a Firenze, tra i monti o in città… come quelle alcune iniziative per la Festa di San Francesco… Tutti quei momenti sono stati segni di una strada da fare insieme.

“Dove due o tre…” sì, tornare a costruire comunità nel nome di Gesù non è un optional, ma sappiamo anche che non è un automatismo o una semplice conseguenza di lamentazioni o chiamate all’adunata… Sarà un progressivo, personale e coinvolgente lavoro di attrazione, che tutti siamo impegnati a vivere mossi dalla gioia di aver incontrato Gesù e gustato la vita nuova che da lui ci viene donata.

Così anche a Olmi e a Cavrie dove sabato prossimo entrerò da parroco per un nuovo tempo della mia storia, io sarò con voi ogni volta che qui o a Vetrego sarete radunati nello spezzare il Pane Santo in ascolto del Vangelo del Risorto. E voi sarete con me. Perché la comunione per noi cristiani comincia qui, e da qui parte per farsi missione.

Vi ringrazio di tutto, ringrazio il carissimo don Mario Barbiero per avermi aiutato in questi ultimi cinque anni con semplicità, umiltà e puntuale presenza così da affrontare tutti i compiti che mi erano stati richiesti, e vi prego di perdonare gli eccessi, la foga, l’inerzia e la distrazione da me manifestate in questi anni. Il Signore abbia pietà di me e assista don Roberto nel suo servizio in vostro favore nei prossimi anni. Ringrazio il Signore per la scelta del nostro vescovo Michele nell’aver affidato nuovamente ad un sacerdote la cura delle due comunità. È un segno di continuità e un messaggio per quella collaborazione pastorale che dobbiamo proseguire a costruire, ciascuno felice e fiero di ciò che porta, ma anche disponibile ed aperto a camminare con gli altri. San Leopoldo e San Silvestro contribuiranno certamente insieme al Duomo di Mirano, a Zianigo, a Campocroce, a Ballò e Scaltenigo nel rinnovamento dell’azione pastorale e nel promuovere una presenza viva e feconda della Chiesa nel Miranese.

(don Mario Da Ros)

Saluto al parroco don Mario Da Ros e a don Mario Barbiero